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CANNONAU, VINO DI SARDEGNA

CANNONAU, VINO DI SARDEGNA

Iniziamo col confutare una nozione considerata accertata: e cioè che il cannonau, forse il più sardo dei vitigni rossi, sicuramente il più diffuso, sia in realtà di origine spagnola, e precisamente non sia altro che la garnacha tinta del Penedes e delle zone di Alicante. Era quanto si credeva fino a non molti anni fa, fino a quando le ricerche archeologiche in diversi siti sardi hanno appurato la presenza di vinaccioli in quantità assai cospicue risalenti a più di tremila anni fa. Successivi approfondimenti – in particolare quelli realizzati dal bioarcheologo francese Philippe Marinval  negli scavi presso il nuraghe di Villanovaforru – hanno ricondotto questi vinaccioli a una vite dai caratteri intermedi tra la vite selvatica e, molto probabilmente, il cannonau. Risulta così avvalorata l’ipotesi che il cammino sia stato inverso, dalla Sardegna alla Spagna e poi, forse, da lì, alle altre regioni viticole in cui è conosciuto (con i diversi nomi di grenache noir, roussillon, canonaxo, alicante, tai rosso…).

Del resto, a prescindere dalle evidenze archeologiche (confermate anche in altre sedi, come il sito di Duos Nuraghes a Borore), il dubbio veniva anche consultando i documenti storici. La citazione del vitigno cannonau come tale compare per la prima volta in un atto notarile del 21 ottobre 1549, redatto dal notaio Bernardino Coni di Cagliari. Al contrario, la garnacha come vino “tinto”, cioè rosso, appare in Spagna solo in un dizionario del 1734, fino ad allora si parlava di un vino bianco difficilmente riconducibile allo stesso vitigno.

cannonau

Quale che sia la sua origine, comunque, è indubbio che il cannonau viene coltivato in Sardegna da molti secoli al punto che lo si può considerare un vitigno autoctono. Grazie alle sue doti di sopravvivenza in climi aridi e sassosi e alla sua produttività, quest’uva è talmente diffusa nell’isola che ha conquistato – già nel 1972 – la Doc regionale, sebbene questo fatto sia ormai criticato da molti in quanto non permette di valorizzare le caratteristiche precipue delle varie zone, molto differenti tra loro. Nonostante le successive modifiche, l’ultima delle quali risale al 2011, l’impianto della legge è rimasto abbastanza invariato, anche se il riconoscimento della specificazione Classico, consentito per i vini prodotti nelle provincie di Nuoro e Ogliastra, cioè quelle storiche, e la creazione di tre sottozone al suo interno, Oliena o Nepente di Oliena, Capo Ferrato e Jerzu, cerca di definire e differenziare alcune aree di produzione. Siamo ancora lontani da vere Doc territoriali, ma – sebbene con grande lentezza – forse qualcosa si sta muovendo. Allo stato attuale queste sottodenominazioni, che dovrebbero fare da volano a una definizione sempre più nitida delle caratteristiche legate ai diversi terreni e località di produzione, nonché a differenti condizioni climatiche, stentano ancora a farsi conoscere.

Tanto per fare un esempio, prendiamo i vini Cannonau prodotti a Mamoiada, nel cuore della Barbagia, a sud est di Nuoro. Stiamo parlando di quella che probabilmente è una delle zone di maggiore elezione del cannonau e se non diciamo sicuramente ma lasciamo il beneficio del dubbio, è solo perché riteniamo che in Sardegna siano ancora molte le località che devono esprimere il loro potenziale. Mamoiada è luogo storico e antico, patria del Carnevale e dei Mamuthones, dove il cannonau è da sempre caratterizzato dalla potenza di struttura e di alcol, spesso sopra le righe, e con una spiccata tendenza alla surmaturazione, e dove, quando è ben gestito, dà risultati straordinari, tali da circoscrivere una località i cui vini dovrebbero avere visibilità “legale” a sé. E invece della grande qualità dei vini lì prodotti ne parlano tra di loro gli addetti ai lavori, ma troppo poco trapela all’esterno.

Quanto detto per Mamoiada si potrebbe ripetere, cambiando caratteristiche, per altre zone. Che il Cannonau delle zone storiche di Barbagia e Ogliastra sia diverso da quello del sassarese o del campidano o ancora dal sulcitano, solo per citarne alcune, è un dato di fatto. L’influenza del terreno sugli elementi distintivi del vino è fondamentale, ed è difficile riscontrare uniformità in un terreno vasto come una regione. Se poi parliamo della Sardegna, lì le difformità geologiche che vi si riscontrano sono enormi: scisti, graniti, calcari mesozoici e terziari, trachiti, basalti e dune costiere hanno dato vita a una notevole gamma di terreni diversi, dall’argilloso al sabbioso, che marcano l’uva che vi si coltiva e danno vita a Cannonau diversi.

Forse è anche per questo motivo che il cannonau, che come dicevamo è un’uva di grande adattabilità ambientale e di conseguenza diffusa anche in aree dai terroir più dissimili, ha dato origine, storicamente, a diverse tipologie di vini, poi inserite nell’impianto del disciplinare. Queste tipologie non tengono conto delle zone di provenienza, ma dei metodi di produzione (e di maturazione).

Le tipologie previste nella Doc:

Partiamo dal Cannonau rosato, ottenuto dalla fermentazione in bianco delle uve che gli dona un colore rosa brillante. È caratterizzato da un profumo delicato, floreale di rosa e viola e fruttato di ciliegia e piccoli frutti; è secco e salino al gusto, e ha un consumo soprattutto locale. La parte del leone, infatti, la fa il Cannonau rosso, di colore rubino, con aromi fruttati di mora e mirtilli e un fondo speziato e macchia mediterranea. In bocca è denso, leggermente tannico e persistente al palato. Al suo fianco la versione Riserva (che richiede una maturazione più lunga, minimo due anni e sei mesi in legno): un vino il cui colore rubino inizia a presentare nuance tendenti al granato via via che gli anni passano; che ha un bouquet in cui i toni naturali dell’uva si arricchiscono in complessità: il profumo floreale si avvicina al pot pourri, il fruttato tende verso la confettura e la prugna secca, lo speziato (chiodi di garofano e cannella-vaniglia) e vegetale da balsamico (mentolato-eucaliptolo) acquistano maggiore rilevanza; il gusto è più ricco, più strutturato, pieno e caldo.

Il disciplinare prevede anche, appassendo le uve, un Cannonau passito, dal sapore dolce e pieno, e due versioni di Cannonau liquoroso, secco e dolce, assimilabili per certi versi ai Porto.

Come dicevamo, queste tipologie sono ammesse anche con la specificazione Classico, che ha una connotazione geografica, riferendosi infatti alla zona di produzione storica (un po’ come avvenne a suo tempo nel Chianti). Qui come nelle tre sottozone specificate poc’anzi, la percentuale di uva cannonau presente nei vigneti sale dall’85 al 90% ed è obbligatorio un invecchiamento maggiore, con il risultato che i vini dovrebbero esprimere maggiore complessità.

Prospettive

Che il cannonau sia un vitigno di enorme potenzialità enologica e che in Sardegna stiano nascendo nuove realtà maggiormente orientate alla qualità è un dato di fatto. In futuro sarà necessario approfondire studi sulle diverse caratteristiche organolettiche che si sviluppano su terreni, posizioni e con climi diversi, una sorta di zonazione che servirà a mettere chiarezza in un vino che per sua stessa denominazione – Cannonau di Sardegna – attualmente si mostra con un volto univoco che invece non ha. E sarà bene che chi sarà incaricato di promuoverlo tenga bene a mente che mentre un’uva è sempre esportabile, il territorio non lo è, quindi è sempre meglio portare avanti le caratteristiche delle diverse zone piuttosto che quelle dell’uva, se non vogliamo vedere un giorno – nel caso in cui il Cannonau dovesse avere un successo planetario – belle etichette di Cannonau della California e di una qualche zona australiana.

Caratteristiche dell’uva

Il cannonau è l’uva rossa più coltivata in Sardegna e con circa 7500 ettari occupa il 30% della superficie vitata dell’isola. Oltre il 70% degli ettari coltivati è concentrato nella provincia di Nuoro.

Caratteri ampelografici: è difficile dare caratteristiche univoche per il cannonau, dato che presenta un’elevata variabilità sia per quanto riguarda il vigore sia per forma e dimensioni del grappolo. Volendo generalizzare, si presenta con una foglia media, tondeggiante e con un grappolo di medie dimensioni, di forma conica e/o cilindrica, compatto, e può presentare delle ali. Anche l’acino è di media grandezza, di colore nero-bluastro tendente al viola, dalla buccia abbastanza spessa e pruinosa e la polpa succosa.

Attitudini colturali: è un vitigno molto vigoroso e di grande adattabilità, ma preferisce climi caldi o, se più freddi, zone di collina ben esposte e ventilate. La produzione è buona e costante.

Il disciplinare Cannonau di Sardegna DOC in breve

Tipologie previste: Rosso, Rosato, Rosso Riserva, Classico (con 3 sottodenominazioni), Passito, Liquoroso.

Vitigno: cannonau minimo 85% con massimo 15% di altri vitigni a bacca nera idonei.

Specificazione Classico: cannonau min. 90% max. 10% di altri vitigni a bacca nera idonei.

Zona di produzione:

Cannonau di Sardegna: intero territorio regionale.

Specificazione Classico: Province di Nuoro e Ogliastra con 3 sottozone: Oliena o Nepente di Oliena, Capo Ferrato e Jerzu.

Rese: Max 110 q. uva/ha – max. 70% in vino.

Specificazione Classico: max 90 q. uva/ha – max. 70% in vino.

Grado alcoolico per tipologia: Rosso (min. 12,5°) – Rosato (min.12,5°) – Rosso riserva (min. 13°) – Classico (min. 13°) – Passito (min. 15°) – Liquoroso min. 16,0° tipo dolce e 18° per il tipo secco.

Invecchiamento:

Specificazione Classico: min. 2 anni, di cui min. 12 mesi in botti di legno.

Riserva: min 2 anni, di cui min. sei mesi in botti di legno.

Liquoroso: min. sei mesi in botti di legno.

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