Cocktail Dry Martini: il re dei cocktail, il più conosciuto e richiesto aperitivo del mondo, ma non il più antico in assoluto.La data è oggetto del contendere come la sua paternità. Alcuni sostengono che sia nato alla fine del 1800, altri nel 1912, oppure nel 1920. Le date si riferiscono ad episodi storici o a testimonianze, ma non vi è nulla di scritto certo e comprovato riguardo la data e il suo creatore.Il drink viene citato da Frank Newman, American Bar 1904, e viene costruito con 8 cl di gin e 3 di vermouth secco, servito in una coppa ghiacciata con tre olive.
Lowell Edmunds nel suo libro sostiene che il Martini fosse noto e bevuto fin dal 1881, in quanto suo padre, laureatosi a Harvard era solito bere un drink chiamato Martini. Anche lui pensa, come molti del resto e come vedremo in seguito, che il nome del drink sia la storpiatura del nome Martinez.
Il suo nome pertanto non è collegato al prodotto Martini in quanto vermouth: uno degli errori più comuni che si fanno ordinando un Martini è pensare ad un drink dolce e morbido. Ovviamente la famosa azienda si è successivamente “appropriata” del nome, sfruttando intelligentemente questa evidente sinergia di marketing.
Il cocktail non poteva essere stato eseguito con il Martini dry, poichè l’azienda era praticamente appena nata e non aveva significative esportazioni in Nord America. Visto che le vittorie hanno sempre molti padri, sono molteplici le ipotesi sulla sua creazione e sui possibili padri.La prima, la meno accreditata riportata su un libro dell’ Accademia di Cucina Italiana, riporta che un barman del Knickerbocker di New York, tal Martinez, creò un drink secco con pari quantità di vermouth francese, London Dry Gin ed alcune gocce di orange bitter.La ricetta originale del Dry Martini è trascritta su uno specchio nel famoso locale omonimo di Barcellona, qui sotto in foto con uno dei suoi storici barman all'opera.
Angelo Zola, grande indimenticato barman sosteneva che la giusta dose per l’equilibrio del drink fosse proprio questa e non la successiva, troppo secca.Molti pensano che più che un barman Martinez, sia stato invece un cocktail, antecedente al Martini, creato da Jerry Thomas, ed utilizzato come successiva fonte di ispirazione, da un ignoto barman, che lo rese più secco, per assecondare i gusti del tempo.La trascrizione del cocktail “Martini” è presente in un libro di Harry Johnson, successivo a quello di Jerry Thomas, pertanto si è pensati all’evoluzione del nome del cocktail, essendo sostanzialmente simile la ricetta.Non dimentichiamoci che la “e” pronuciata dagli inglesi diventa “i” e che pertanto potrebbe essersi trattato di un errore di stampa o di trascrizione, dal momento che si fosse dimenticare di stampare la Z finale.A dimostrazione di ciò, spesso prima del Proibizionismo chiedendo un Martini si riceveva un cocktail fatto con vermouth dolce, simile al Martinez, pertanto si è portati a pensare che il nome possa essere una sorta di successiva contrazione del suo nome.Un altro esempio storico di questo classico errore fra pronuncia e trascrizione, frequente fra italiano ed inglese, accadde anche con la famiglia Caponi, del famigerato gangester Al, passati al secolo come Capone, per via di una errata trascrizione del cognome, ad Ellis Island.Il creatore della ricetta accreditato dalla storia corrente, che come sempre è scritta dai vincitori, è il signor Martini di Arma di Taggia, anche se a suo carico non esistono prove scritte inconfutabili. In realtà Martini era il cognome della madre, lui si chiamava Queirolo, cognome piuttosto diffuso nel ponente ligure.Il barman era in trasferta di lavoro a New York nel 1912, barista presso il Knickerbocker, ed inventò questo drink raffinato reinterpretando le decine di cocktail a base gin e vermouth dell’epoca. La sua intuizione fu geniale, diminuì la dose di vermouth, ed utilizzò un extra dry francese, l’unico della tipologia, il Noilly Prat.Martini forse fece di necessità virtù poichè in epoca fillosserica, il vermouth francese doveva sicuramente scarseggiate.In questo modo creò una miscela ancora più secca, ma decisamente elegante, dove i botanici del vermouth e del gin si abbinavano e integravano alla perfezione. Completò l’opera facendo un twist di scorza di limone ed aggiunse un’oliva come decorazione. Il suo completamento decorativo appare assolutamente logico sotto il profilo organolettico.Il Noilly Prat, prodotto a Marsellaine, in riva al mar Mediterraneo si caratterizza per note iodate e sapide, dovute all’invecchiamento i botti esposte alla salsedine. L’oliva con la sua salamoia era perfetta.Alcune fonti riferiscono che il drink possa essere stato servito per la prima volta a John Rockfeller, il magnate del petrolio, che secondo il Guinness dei primati potrebbe essere stato, parametrato agli indici di allora, l’uomo più ricco di tutti i tempi.La leggenda si conclude con la richiesta del nome del cocktail al barman, da parte del soddisfatto cliente, il quale spontaneamente lo intitola alla madre.Solo al suo ritorno in Italia incominciò ad usare il Martini, probabilmente anche in onore al cognome che portava, creando una forte sinergia di marketing che lanciò il vermouth di Pessione nel gotha del tempo.Le varianti mai codificate dalla IBA sono Hemingway o Montgomery, Churchill, James Bond e “Dirty”, ognuno con la sua storia e preparazione. Altre versioni codificate, ma paradossalmente meno famose e richieste sono il Perfect Martini che prevede il dimezzamento della dose di dry, in favore del vermouth rosso dolce e lo Sweet Martini , la versione originale secondo molti, con il solo rosso dolce.Fra i più grandi estimatori della versione Dry classica troviamo il grande attore Humprey Bogart il quale sul letto di morte pronunciò questa fatidica frase “L’errore più grande della mia vita? Cambiare il whisky e soda con il Cocktail Martini”.Altra frase mitica dedicata al Martini, seppur non citata ufficialmente, è di Rodney Dangerfield, al secolo Jacob Cohen, morto nel 2004, attore e comico americano noto per le sue freddure, un giorno disse: “Bevo troppo, l’altro giorno nella provetta dell’urina che dovevo portare al medico ci ho trovato un’oliva”. Sempre parlando di olive, Jhonny Carson celebre conduttore di “Tonight Show” dice: “Felicità è trovare due olive nel tuo Martini quando sei affamato”…..Salute!!
Tequila bianca, avocado, lime e una tintura pepata!
Creato da una delle più famose Barlady di tutti i tempi: Ada Coley Coleman.
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