Il mondo del cosiddetto fuori casa ai tempi del Covid appare in tutta la sua drammatica realtà, anche perché è proprio in casa che siamo obbligati a stare. Dal Rapporto Ristorazione Fipe, presentato a Roma soltanto il 21 gennaio scorso, la spesa per i consumi food&beverage in bar e ristoranti nel 2019 era aumentata dello 0,7% rispetto al 2018, passando da 84,3 miliardi di euro a 86. Le previsioni che si stanno facendo in questi giorni, sebbene in un ambito di enorme incertezza data una situazione ancora ben distante dall’essere chiara in merito a riaperture e ripartenze, sono prossime a flessioni catastrofiche. In questo contesto la Guida BlueBlazeR ai Migliori Cocktail Bar d’Italia, app gratuita scaricabile sul loro sito, ha condotto la prima indagine sulla percezione del danno economico, delle prospettive del settore e delle possibili vie d’uscita in relazione all’emergenza da Covid-19 da parte dei cocktail bar del nostro paese sottoponendo un questionario ai responsabili dei locali presenti nell’edizione 2020.
Il tasso di risposta è stato dell’82,4%. Prima ricerca quantitativa specifica in un ambito di solito considerato parte di macrocategorie più ampie, ha evidenziato su tutti un dato ovvio e confermato dal 99% degli intervistati i quali hanno registrato segnali di crisi già nell’immediato. Le categorie di problematiche che preoccupano tanto manager quanto proprietari sono: il canone d’affitto delle strutture (70%), la retribuzione del personale (67%), la gestione dei fornitori (51%) e gli oneri relativi a finanziamenti e mutui (45%). Per quanto concerne invece le previsioni per l’andamento del settore per quest’anno, il 56% degli intervistati ritiene che il calo del proprio fatturato sarà superiore al 50%. Nello specifico, il 23% degli intervistati ritiene che il danno sarà oltre l’80% del giro d’affari. L’indagine ha evidenziato inoltre alcune differenze relative alla percezione del calo di fatturato sia da una prospettiva geografica sia dal punto di vista della tipologia di bar. Una distinzione è stata operata tra hotel bar (cocktail bar all’interno di strutture alberghiere) e cocktail bar che hanno come attività primaria o esclusiva la vendita dei cocktail. Entrando nel dettaglio delle due maggiori città italiane, emerge che il 90% dei locali di Roma stima una decrescita tra il 21 e l’80% del fatturato; a Milano invece il 55% degli intervistati prevede una perdita tra il 21 e il 50%.
Relativamente alla tipologia, il 79% degli hotel bar immagina un calo oltre il 50% mentre il 77% dei cocktail bar lo valuta tra il 21 e l’80%. Interessante il dato relativo all’incidenza percepita relativamente al non altissimo impatto dell’apporto dell’afflusso turistico che per più della metà degli interrogati (56%) è inferiore al 50%.
Una domanda aperta sugli interventi necessari per arginare la crisi chiudeva l’indagine. La quasi totalità degli interpellati trova necessario un sostanziale alleggerimento della pressione fiscale e un immediato accesso agevolato alla liquidità, premiando nello specifico le società più virtuose o quelle in grado di garantire la piena occupazione. Una delle idee più condivise è relativa alla possibilità di favorire la produzione di distillati, vini, liquori e birre artigianali italiane, attraverso forme di riduzione delle imposte indirette. Un’altra tra le risposte più frequenti è stata quella relativa al riordino della regolamentazione del settore, anche per tentare di arginare il lavoro sommerso.
I dati completi si possono consultare cliccando qui
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